Articolo di Davide Chiarenza. 03 Ottobre 2024

Di fronte a chi si dichiara favorevole all’aborto e ritiene altresì che si debbano respingere gli immigrati, Papa Francesco ha invitato a decidere in coscienza per il «male minore».

Entrambe le posizioni – ha detto il Santo Padre – si rivelano contro la vita.

Anche i teologi devono chiedersi quale possa essere il male minore altrimenti verrebbero meno alla loro missione come ha sostenuto, in un recente convegno svoltosi nella nostra città, anche il Prof. Lorizio.

Ritengo da semplice credente che nelle due ipotesi vi sia un attentato alla vita ma bisogna cogliere la differenza che riguarda il fatto che la scelta individuale dell’aborto non dipende da nessun altro.

A fronte di tale ipotesi, il respingimento degli stranieri assume invece una forma coercitiva fortemente lesiva della dignità della persona e potenzialmente pericolosa per la vita.

Pertanto il rifiuto del soccorso in mare, il dirottare le imbarcazioni verso porti lontani, il respingimento, assumono le caratteristiche della coercizione e quindi contrarie al senso di umanità.

Le suddette condotte non lasciano spazio a scelte individuali come nell’aborto perché sono scelte politiche collettive.

Il singolo cittadino, in questi casi, non può intervenire a livello individuale.

Può semplicemente esercitare il diritto dovere di votare o meno tali programmi politici.

Nelle politiche migratorie oltre alla coscienza può venirci incontro la dialettica Hegeliana quando sono in gioco visioni politiche diverse.

Conseguentemente non possiamo mettere sullo stesso piano aborto e immigrazione per le ragioni sopra esposte.

Infatti la scelta della donna di abortire o meno non dipende da nessuno.

Invece la vita di coloro che stanno sul barcone in alto mare dipende da altri.

Conseguentemente aborto e immigrazione stanno su piani decisionali diversi.

In teoria siamo tutti per il rispetto della vita ma nella pratica siamo impossibilitati a difenderla.

Davide Chiarenza, APS Luigi Sturzo

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