Articolo di Salvo Sorbello. 25 Ottobre 2024
Gli ultimi dati diffusi dall’Istat confermano purtroppo un trend negativo che dura ormai da parecchio tempo.
La Sicilia sta avviandosi verso un severo declino demografico, che purtroppo appare irreversibile.
Se il trend attuale non si invertirà, città come Siracusa tra meno di venti anni rischiano infatti di scendere sotto i 100mila residenti.
È auspicabile che ci si renda conto della gravità della situazione: in Sicilia in poco più di vent’anni si è passati da 55mila nati a 35mila, in provincia di Caltanissetta da 3.300 a 1750.
Dati molto eloquenti, con tante flessioni consecutive negli ultimi anni nel numero dei nuovi nati, che riguardano il futuro di tutti i siciliani e che dovrebbero essere alla base delle scelte delle amministrazioni pubbliche.
Servono non solo misure di sostegno economico per le giovani coppie (che pure, secondo tutti i sondaggi, vorrebbero in maggioranza almeno due figli) e questo tema, essenziale per il futuro della nostra società, deve essere affrontato con unità di intenti da parte di tutte le forze politiche e sociali, con misure che producano effetti anche nel lungo periodo.
Questi dati non tengono conto, inoltre, che molti giovani che vanno a studiare o a lavorare altrove, per diversi anni lasciano sovente la loro residenza anagrafica nella città di origine.
Talvolta decidono di non rientrare definitivamente in Sicilia, con una fuga di cervelli che impoverisce la nostra regione di preziosi cervelli. Per vincere questa sfida demografica i giovani devono ritrovare fiducia nel futuro, scoprendo la bellezza di essere genitori e nonni e venendo agevolati quando scelgono di costruire una famiglia e di mettere al mondo dei figli. Diminuendo la popolazione, le abitazioni attuali, acquistate a prezzo di grandi sacrifici, con mutui che magari ancora si deve finire di pagare, potrebbero valere sempre di meno, per mancanza di acquirenti. E continuando allo stesso tempo a costruire nuove abitazioni, allargando le città, aumentando il cemento a scapito del verde, la comunità dovrà sopportare nuovi costi per fognature, strade, illuminazione. La crisi della natalità è ancora più seria nei paesi dell’interno, che rischiano di desertificarsi, non fruendo neppure dell’ingresso consistente di immigrati.
Nel frattempo la popolazione invecchia, per effetto dell’aumento della vita media e ciò comporterà problemi di gestione di una maggioranza di anziani rispetto ad una minoranza di giovani. E’ indispensabile tenere conto di questo: il tema della “natalità” e quello del “futuro” sono legati indissolubilmente. Aumentando il numero degli over65 e diminuendo al contempo quello dei bambini cresce un preoccupante squilibrio che mette a serio rischio la sostenibilità futura di qualunque modello economico.
Siamo contenti che cresca la vita media e la longevità italiana supera di cinque anni anche quella degli Stati Uniti, ma rendiamoci conto della gravità di una situazione che vedrà, nel 2050, un giovane ogni tre anziani. Dove andrà a finire la sostenibilità economica del nostro sistema?
Bisogna infatti tenere sempre ben presente che, quando il tasso di fecondità, cioè il numero medio di figli per donna resta fissato attorno a due, la popolazione resta stabile, smette di crescere, o diminuisce lentamente. Nel nostro caso, invece, il tasso di fecondità è di circa 1,20 e di conseguenza, se consideriamo il costo sociale dell’aumento della longevità, in termini di previdenza e salute pubblica, appare evidente come risulti sempre meno sostenibile.
Fin quando non comprenderemo che la denatalità erode in maniera devastante l’asse portante della popolazione attiva, rendendo molto più difficile se non impossibile anche per la Sicilia poter sostenere ed alimentare la capacità di produrre ricchezza e benessere, non ci renderemo conto che la natalità è un fondamentale problema economico e sociale, non certo privato.
Salvo Sorbello, Giornalista e Saggista
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